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Femminicidio, Violenza e Discriminazione verso le Donne Nere Africane

Qui leggete la nostra traduzione del comunicato dello European Network of Migrant Women, di cui IROKO è membro.

“This Bridge Called My Back”

Femminicidio, Violenza e Discriminazione verso le Donne Nere Africane

“This Bridge Called My Back” (n.d.r.: antologia che raccoglie scritti di donne nere radicali e pubblicata nel 1981 da Kitchen Table: Women of Color Press, autori Cherrìe Moraga e Gloria Anzaldùa)

Comunicato dello European Network of Migrant Women, Bruxelles, Luglio 2020

Lo European Network of Migrant Women si unisce alle voci delle attiviste che chiedono la fine dell’ingiustizia razziale e della discriminazione. Siamo rattristate e arrabbiate tanto dal dilagante razzismo strutturale quanto dalla mancanza di riconoscimento da parte delle autorità responsabili del suo sradicamento. 

Tra le tante comunità di africani discriminate, le donne continuano a sopportare il peso di questa discriminazione. Le migliaia di donne e ragazze nere scomparse, negli Stati Uniti come in Europa, sono la testimonianza del grave abbandono delle vite delle donne nere. 

È fondamentale che in questa Campagna Globale per la giustizia razziale, le voci delle donne nere non siano ignorate e che la violenza e la discriminazione che subiscono ricevano l’attenzione che queste donne meritano. 

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Adelina: la storia di una sopravvissuta e attivista

Questa è la storia di Adelina, una donna albanese che è stata trafficata per fini sessuali in Italia quando era ancora bambina. Dopo quell’esperienza è diventata attivista nella lotta contro la prostituzione, nella speranza che possa aiutare altre donne e ragazze a non vivere l’inferno che ha vissuto lei. 

“Purtroppo tutto quanto è cominciato con un sequestro in Albania. Io avevo 17 anni circa, stavo camminando vicino a casa mia e mi ha avvicinato una macchina e mi hanno portato in un bunker. Lì hanno cominciato a violentarmi in gruppo e picchiarmi. Non avevo mai avuto un rapporto con un uomo. Da lì è cominciato il mio inferno. In effetti, chi viene violentata e destinata alla prostituzione vive in un inferno. 

Prima di questo ero una ragazza tranquilla che veniva da una famiglia normale, povera ma normale. Andavo a scuola, andavo in piscina e c’era proprio la squadra di nuoto dove io andavo perché ero bravissima, ero molto veloce a nuotare.”

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