La fondazione di Iroko
L’Associazione Iroko Onlus è stata fondata da Esohe Aghatise, anche direttrice, nel 1998 principalmente per tre ragioni:

  1. La necessità di affrontare le difficoltà che le donne incontravano nella ricerca di un lavoro che permettesse loro di uscire dalla prostituzione e reintegrarsi in società
  2. Il bisogno di un luogo sicuro dove le persone potessero incontrarsi tra loro e avere informazioni nella loro lingua madre.
  3. L’esigenza di offrire uno spazio accogliente dove le differenze culturali delle donne migranti fossero valorizzate e utilizzate per fornire sostegno e risolvere i loro problemi.

Gli inizi
Iroko ha cominciato offrendo un sostegno diretto a persone in difficoltà, come ricerca di lavoro e casa o aiuto nelle procedure per usufruire dei servizi sanitari. Più tardi ci siamo impegnati nella lotta alla tratta e allo sfruttamento sessuale a livello internazionale, entrando per la prima volta in contatto con il movimento abolizionista, idea che abbiamo diffuso in Italia, cominciando a costruire una rete locale.

La Storia della fondatrice
Dal Diritto di Economia e Commercio Internazionali ai Diritti Umani

Esohe è sempre stata una convinta sostenitrice di donne e bambini, ma non specificamente di donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale. Intrapresi gli studi in Legge, continuò a lavorare e ad insegnare nel settore per diversi anni nella natìa Nigeria. Dopo un Master in Diritto di Economia e Commercio Internazionali, nel 1992 arrivò per la prima volta a Torino per seguire un corso di specializzazione post-laurea in Diritto commerciale tenuto dall’Istituto Universitario di Studi Europei presso il Centro ILO. Stabilitasi in Italia per proseguire gli studi di Dottorato, fin dal primo anno cominciò a lavorare a livello informale come traduttrice/mediatrice per la polizia, che stava indagando sul fenomeno, relativamente nuovo, delle donne trafficate dallo Stato di Edo (Nigeria) per fini sessuali.

Questo lavoro le permise di entrare in contatto con alcune donne trafficate dalla Nigeria e sfruttate nel commercio del sesso in Italia, una realtà che non poteva essere ignorata.
Così il suo interesse per i diritti umani, in particolare quelli delle donne vittime di violenze, crebbe al punto da condurla a fondare la sua organizzazione.

Riflessioni intorno all’idea della prostituzione come lavoro
Il lavoro svolto nei primi anni come traduttrice e mediatrice le permise di conoscere altre associazioni, che operavano a Torino a sostegno di donne vittime di tratta, ma crebbe il suo disagio nei confronti di una diffusa idea che vedeva nella prostituzione una valida opzione lavorativa. Le donne che avevano difficoltà a trovare un lavoro venivano spesso incoraggiate a rimanere nella prostituzione tenendo il guadagno per sé invece che consegnarlo agli sfruttatori. Sebbene Esohe sostenesse il diritto delle donne a scegliere il loro proprio destino e non esprimesse alcun giudizio morale sulla prostituzione, non riusciva a spingere le donne a stare in prostituzione, poiché vedeva in ciò la radice profonda del patriarcato, dell’evidente violenza e del trauma a cui le donne erano comunque sottoposte.

Perché il nome IROKO?
Nella ricerca di un nome per l’associazione, l’attenzione è caduta su una parola che esprimesse un chiaro legame con le origini culturali delle donne – in prevalenza Nigeriane dallo stato di Edo – con cui Iroko lavorava. Iroko, nella cultura del popolo Edo, è un grande albero simbolo di forza. Quando un nuovo Oba (Re) viene incoronato, parte della cerimonia viene celebrata sotto l’albero di iroko, che da sempre simboleggia la forza del nuovo re. La parola Iroko è anche legata a credenze locali su streghe e stregoni, interpretate spesso in modo negativo, ma, come Esohe sostiene, “ogni cosa negativa contiene anche un aspetto positivo”, ricordando che molte donne forti nella storia sono state marchiate come streghe per il solo fatto di aver espresso la propria identità. Per Esohe il nome rappresenta una “capacità di gestire e superare condizioni difficili, sfide, essere in grado di reagire: forza”.

La ‘scoperta’ dell’Abolizionismo
L’incontro con altre persone, all’interno dello UN Working Group for Contemporary Forms of Slavery, già attive nel panorama internazionale, fu il punto di svolta per Esohe e per la sua associazione. Le prime attiviste con cui Esohe si confrontò in merito all’ideologia e al termine abolizionismo, riscontrando una visione condivisa, furono Janice Raymond; Dorchen Leidholdt, Malka Marcovich, Agnete Strom e Julie Bindel. Queste relazioni le aprirono opportunità di finanziamenti e di partecipazione allo sviluppo di leggi e politiche sui diritti delle donne a livello internazionale.

Nello stesso periodo in cui era impegnata come mediatrice e traduttrice a Torino e meditava di costituire l’associazione, Esohe fu anche tra le fondatrici del Centro Frantz Fanon, – nato a Torino nel 1997 – che lavora nel campo della salute mentale dei migranti.