Venerdì 17 giugno una delegazione dell’associazione IROKO ha partecipato con estremo interesse al convegno Prostituzione: l’Italia è pronta per il Modello Nordico?, promosso dalla senatrice Alessandra Maiorino, impegnata da anni nella battaglia politica contro la prostituzione.
Al convegno, che si è tenuto presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, erano presenti esponenti di diverse aree politiche e vari rappresentanti del terzo settore, a nome di associazioni impegnate da tempo nel contrasto alla tratta e alla prostituzione e nella tutela delle persone, soprattutto donne, coinvolte nello sfruttamento sessuale. 

La complessità del contesto politico è indubbia: la pandemia che ci ha colpiti ormai due anni fa e il recentissimo scoppio della guerra in Ucraina, che mette fortemente in gioco anche gli equilibri europei oltre che mondiali, ci restituiscono una prospettiva di un futuro a dir poco angosciante.
Proprio per queste ragioni è più che mai necessario affrontare ora una discussione sulla prostituzione, aprire un dibattito su valori quali libertà di scelta, consenso, autodeterminazione, libertà sessuale, corpi delle donne, intrinsecamente connessi sia con il fenomeno della prostituzione che con i diritti delle donne, e ancor più, come ha ribadito la senatrice Maiorino, con l’uguaglianza di genere, passo necessario per sconfiggere la violenza contro le donne. Senza dimenticare, ha aggiunto ancora, che ‘sul fronte dei diritti delle donne e delle persone lgbt si combatte la battaglia più scivolosa, cruciale sui valori che definiscono la nostra identità e mettono alla prova la solidità delle nostre democrazie’. 

L’iniziativa di venerdì è stata solo l’ultimo tassello, in ordine di tempo, di un percorso politico apertosi già nel 2018 con un convegno organizzato in Campidoglio dall’allora sindaca Virginia Raggi in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne e a sessant’anni dall’attivazione della legge Merlin. Nel 2019, in continuità con questo, l’onorevole Fabiana Dadone – oggi Ministra per le Politiche Giovanili -, in collaborazione con Maiorino, promosse un secondo convegno sul tema, ponendo proprio l’accento sulla prostituzione come una forma di schiavitù legalizzata. Proprio Dadone ha ricordato nel suo intervento come droga, armi e corpi siano gli oggetti per eccellenza della mercificazione, sui quali ruota un enorme fatturato a livello mondiale.
Sempre nel 2019 è stata avviata in Commissione Affari Costituzionali, per volontà della sen. Maiorino, una indagine conoscitiva sul fenomeno della prostituzione, la prima dal 1958, che restituisce un quadro del fenomeno profondamente cambiato negli anni. La relazione conclusiva è stata votata in commissione con l’appoggio di tutti i gruppi parlamentari e con l’astensione di Lega e Forza Italia, prova della solidità delle argomentazioni portate all’esame, attraverso le quali non si può tacere che la prostituzione è un fenomeno di genere, poiché riguarda in maggioranza donne, che è la violenza, forse tra le più brutali, agita contro le donne e che è, come già espresso da Maiorino, ‘il più grande ostacolo al raggiungimento della parità tra uomo e donna’. 
Secondo il Rapporto TIP 2018 del Dipartimento di Stato americano l’83% delle vittime viene sfruttata sessualmente, tra queste i minori sono il 72%.
Non va meglio in Europa dove, secondo i dati della Commissione nel 2018 il 95% tra le vittime di tratta a scopo sessuale sono donne e bambine. L’Europa, però, promette di impegnarsi nella lotta alla tratta con un piano strategico quinquennale, che prevede tra le altre cose anche la riduzione della domanda che favorisce la tratta di esseri umani. 

Il convegno è stata anche l’occasione per Maiorino di presentare ufficialmente il disegno di legge n. 2537 a sua firma, che propone alcune integrazioni alla legge Merlin in chiave neo-abolizionista. In sostanza, la proposta si fonda su 3 pilastri:

  • sanzione del compratore di servizi sessuali, che prevede una gradualità della pena: da quella amministrativa all’ammonimento del questore fino alla sanzione penale in caso di reiterazione del reato;
  • diffusione di campagne informative sul fenomeno della prostituzione
  • sistema di emersione con fondo apposito per garantire un adeguato supporto alle persone che vogliono uscire dal sistema prostitutivo. All’interno di questi percorsi di uscita, chiarisce la senatrice, è evidente che la rete delle case rifugio e i centri antiviolenza, che già operano su tutto il territorio, assumono un ruolo centrale.

La presenza della senatrice PD Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare di Inchiesta sul Femminicidio e ogni forma di violenza, e la nota inviata dalla Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti(IV), hanno un importante valore politico all’interno di un contesto guidato da alcune componenti del Movimento 5 Stelle.
Valente ha riconosciuto nella prostituzione un fenomeno di genere, che si intreccia profondamente alla tratta, su cui bisogna riflettere oggi, in un tempo di guerra, in un’epoca in cui anche il diritto all’aborto viene rimesso in discussione. L’acquisto del corpo – ha dichiarato – non è espressione di libertà sessuale, poiché rappresenta sempre uno scambio dietro prestazione di denaro, quindi è sempre una questione di possesso, dominio, potere. 

Il ddl a firma Maiorino poggia evidentemente le sue basi nella sentenza 141/2019 della Corte Costituzionale, presentata in tutte le sue sfumature da Valerio Napoleoni, Consigliere di Cassazione e collaboratore del giudice della Corte Franco Modugno, nonché relatore della sentenza, che ha ribadito la costituzionalità della legge Merlin.
La sentenza, infatti, richiama la necessità di rimuovere le cause sociali che conducono alla prostituzione e di punire le condotte parallele che si sviluppano intorno al fenomeno, dal favoreggiamento allo sfruttamento, come già definisce la legge 75/1958.
All’interrogativo se sia accettabile costituzionalmente punire le condotte parallele ma non l’autore della condotta stessa – chi si prostituisce – Napoleoni risponde che ‘se la libertà sessuale è riconosciuta dalla Costituzione tra i diritti inviolabili della persona, l’offerta di sesso a pagamento non rappresenta però uno strumento di tutela e sviluppo della persona (come gli art.2 e 3 definiscono), ma solo un mezzo per conseguire un profitto. In questo senso in merito alla prostituzione la corte mette in discussione anche l’iniziativa economica privata difesa dall’art 41. La maggioranza delle persone dedite alla prostituzione, sebbene non costrette, sono infatti indotte da condizioni che influenzano la loro libertà di scelta, quindi sono persone vulnerabili. Perciò, appellarsi al principio della tutela della prostituzione come iniziativa economica privata significa non riconoscere che la libertà di scelta in prostituzione è fortemente condizionata da fattori esterni. 
Determinante per la Corte è il riconoscimento della dignità umana come valore oggettivo: è, cioè, il legislatore a individuare nella prostituzione un’attività che degrada e svilisce l’individuo, ma la Corte lascia, altresì, ampi spazi all’intervento della politica, ‘è il parlamento – ribadisce Napoleoni – che deve definire la via legislativa più adeguata su questo tema così spinoso’.

Un aspetto centrale della discussione sviluppatasi durante il convegno riguarda il ruolo e la responsabilità del compratore di sesso, il cosiddetto cliente, soggetto che spesso rimane nell’ombra all’interno di un dibattito dove, invece, troppo spesso si parla solo di presunte scelte e di corpi delle donne che danno o meno un consenso, senza fare alcuna valutazione sulle cause che sono alla base di potenziali scelte. Basta leggere le recensioni lasciate dai clienti su siti come Gnoccaforum o Escort Advisor per ricostruire un profilo senza filtri del compratore medio che, come sostiene anche Riccardo Iacona nel suo libro Utilizzatori finali, vede nell’acquisto del corpo di una donna l’espressione dell’esercizio del potere maschile.
La pagina Facebook Sex Industry Is Violence, che raccoglie recensioni di clienti, afferma che in queste descrizioni non si cela altro che misoginia. Non solo le donne vengono associate alle loro parti anatomiche, quindi vengono annullate come persone, ma è evidente una totale indifferenza nei confronti della condizione reale di queste persone. Un esempio sono le riflessioni di compratori seriali che attendono con ansia l’arrivo nel ‘mercato del sesso europeo’ di donne ucraine, che costano meno perché più bisognose arrivando da un contesto di guerra. Perciò, ha ribadito una referente della pagina, ‘il consenso c’è solo quando il desiderio sessuale è reciproco, ecco perché la prostituzione può essere invece definita stupro a pagamento’.
Héma Sibi, referente advocacy per CAP, ribadisce che la maggioranza delle donne in prostituzione sono precarie, minorenni, senzatetto, dipendenti da droghe. Oltre metà di loro hanno subito uno stupro, circa ⅔ hanno subito un’aggressione fisica e molte soffrono di sindrome da stress post-traumatico.
In Germania, con la legge che nel 2002 ha regolamentato la prostituzione, è esplosa la richiesta di acquisto di servizi sessuali; il paese è diventato un’attrazione per i trafficanti ed è diventato molto più difficile per la polizia indagare sulle reti criminali.
In Francia, dal 2016, anno dell’applicazione della legge abolizionista, oltre 600 donne hanno usufruito del supporto offerto dallo Stato per i percorsi di uscita dalla prostituzione.
Tra i clienti arrestati, il 100% sono uomini, il 70% sono sposati e il 60% hanno figli. Le procedure contro gli sfruttatori sono aumentate del 54% e finora circa 2 milioni di euro sono stati sequestrati e reinvestiti nella tutela delle vittime.
40.000 è ad oggi la stima delle persone prostituite in Francia, in maggioranza straniere e vittime di sfruttamento, contro le 400.000 e oltre in Germania.

Maud Olivier, ex parlamentare socialista e relatrice della legge francese, ha spiegato che ci sono voluti 5 anni di lavoro parlamentare, una risoluzione votata all’unanimità nel 2011 e una proposta di legge depositata nel 2013, prima di arrivare all’attuale legge, contrastata da stampa e lobbies pro sex work, ma con un grande sostegno da parte delle associazioni femministe e dei membri del governo dell’epoca. La legge, oltre ad abolire la criminalizzazione delle persone prostituite, riconosce come fondamentali la lotta alla tratta e allo sfruttamento sessuale, percorsi di uscita, educazione alla sessualità e penalizzazione del compratore. Nonostante sia stata contrastata attraverso un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, il Consiglio costituzionale ha riconosciuto la legittimità della legge, considerata positiva dal 78% dei francesi.
Olivier ha detto che la ‘prostituzione è l’indicatore per eccellenza della disuguaglianza di genere e grava su tutte le donne inserendo i meccanismi patriarcali nei rapporti sessuali
Quella francese è una legge antesignana del movimento MeToo, poiché condanna la concezione arcaica della sessualità riconoscendo che l’atto sessuale non è un bisogno vitale. La prostituzione – conclude – è in realtà la libertà sessuale del cliente’.

In Germania, riporta Leni Breymeier, parlamentare SPD dal 2017, tra 200.000 e 1 milione di donne sono in prostituzione, solo 40.000 risultano registrate. Nessuna delle aspettative che la legge regolamentarista si proponeva è stata raggiunta. Anzi, i Lander cominciano a dare appoggio a proposte di modifica della legge per garantire maggiore sicurezza e tutela alle donne. E da due anni l’Alleanza per il modello nordico in Germania si batte per una legge abolizionista. 

Diversamente dalla Germania, la Svezia, che ha introdotto il modello nordico nel 1999, è un mercato meno appetibile per la tratta e lo sfruttamento sessuale. Primo paese a criminalizzare l’acquisto di sesso, ha ricordato Niklas Wieber, Ministro Consigliere dell’Ambasciata svedese, la Svezia ha spostato il focus sulla domanda, la radice del problema della violenza maschile sulle donne. Secondo il rapporto della Swedish Public Agency il 9% degli uomini svedesi ha acquistato servizi sessuali e di questi l’80% ha ammesso di averne fruito all’estero. Una percentuale estremamente bassa, ma anche la Svezia fa i conti con lo spostamento online della prostituzione. In generale, fondamentale è l’intervento coordinato di operatori sociali e forze dell’ordine.

Julie Bindel, giornalista e scrittrice inglese, ha condotto ricerche e raccolto dati e interviste in bordelli di vari paesi, che leggiamo nella sua ultima pubblicazione The Pimping of Prostitution: Abolishing the Sex Work Myth (pubblicato in italiano con il titolo Il mito Pretty woman. Come la lobby dell’industria del sesso ci spaccia la prostituzione), un’indagine completa nella quale sfata il mito del sex work, rivela il lavoro delle lobby pro-prostituzione, intervista clienti. Ha spiegato infatti che non esistono buoni clienti e compratori cattivi, il mondo della prostituzione è pericoloso perché è basato sulla violenza. In Gran Bretagna, per esempio, le prostitute non vengono criminalizzate, ma la polizia non è in grado di dare loro un reale supporto. Invece che agire condannando i compratori, a Leeds, luogo emblematico della prostituzione, è stata creata una zona a luci rosse, una sorta di ghetto per le donne, sulle quali rimane comunque lo stigma sociale, anche nei paesi dove la prostituzione è stata regolamentata.

‘Siamo francamente stanchi della mistificazione del sex work, che non è più tollerabile, – ha sostenuto Maiorino – perché veicola una visione passata della società. Oggi, superando il timore di essere tacciate come bigotte, sempre più associazioni femminili e femministe stanno alzando la voce, squarciando quel velo di ipocrisia che tenta di far passare la più grave forma di violenza per una libertà, di mettere un prezzo all’accesso sessuale ai corpi delle donne, di essere comprate. In linea generale, il mondo lgbt ha abbracciato la battaglia del sex work. Ma bisogna andare oltre gli schieramenti precostituiti, essere uniti, fare alleanza vera e solida basata sui dati, perché la battaglia è comune’. 

Chiara Parolin, avvocata, esperta in diritti umani e tratta, in qualità di rappresentante della rete abolizionista italiana, che raccoglie in modo informale varie associazioni che lavorano da anni e studiano approfonditamente il fenomeno della prostituzione, ha ribadito la necessità di ‘distinguere tra libera scelta e e decisione necessaria, espressione di una coercizione indiretta. Le condizioni socio-culturali ed economiche, infatti, sono fattori che incidono sulla libertà della donna di autodeterminarsi’.
‘Le mani degli uomini che mi hanno toccato io me le sento sempre addosso’, sono le parole di Sofia, sopravvissuta bulgara, a cui Chiara ha dato supporto nel suo percorso di uscita dalla prostituzione.
Ha inoltro ribadito l’importanza della Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione altrui, adottata dall’ONU nel 1949, la prima a parlare esplicitamente di prostituzione, comprendendola nella tratta, poiché i due fenomeni sono strettamente interconnessi.

Per noi associazioni della rete abolizionista è fondamentale che il lavoro di contrasto alla prostituzione sia condotto in maniera trasversale e sia supportato dall’impegno di tutte le forze politiche in Parlamento, perché una legge abolizionista si basa prima di tutto sulla presa di coscienza, sia da parte dell’opinione pubblica che della politica, che la prostituzione sia innanzitutto una violenza, al pari di altre violenze commesse contro le donne, dallo stupro al femminicidio, dalla tratta alla violenza domestica; e che questo sia un lavoro profondamente culturale, che tocca le radici del patriarcato. 

L’abolizionismo è una lotta che vale la pena combattere non tanto perché intende abolire la prostituzione, ma perché è in grado di estirpare le radici del patriarcato. Solo così la prostituzione, e tutte le altre violenze contro le donne, non avrebbero più motivo di esistere. Perciò, la lotta abolizionista è una battaglia non solo per l’uguaglianza, ma è anche espressione di una società e di uno Stato democratici.