Chi tra noi lavora o ha lavorato nel terzo settore, tra le vittime di violenza e i loro oppressori, saprà che l’esperienza è fatta di continui alti e bassi. Venendo quotidianamente a contatto con le ingiustizie che la società continua a permettere – in stragrande maggioranza contro le donne – i momenti negativi sono inevitabili. Ecco perché dobbiamo valorizzare quelli positivi!
Per la nostra collega Ruby, l’opportunità di partecipare alla Conferenza ‘Brussels’ Call’ il 16 ottobre scorso ha rappresentato uno di questi momenti. É estremamente toccante e potente trovarsi in una sala piena di femministe e abolizioniste, essere circondate da donne di successo, determinate e solidali, di tutte le età e provenienti dalle più varie esperienze di vita 

La conferenza, che è parte della campagna Brussels’Call per un’Europa libera dalla prostituzione, si è tenuta al Parlamento Europeo a Bruxelles in occasione del quinto anniversario della Risoluzione europea su sfruttamento sessuale e prostituzione e il suo impatto sull’uguaglianza di genere (meglio conosciuta come Risoluzione Honeyball), che rappresenta un punto di svolta nella lotta all’industria del sesso e alla violenza che ne è insita. La risoluzione riconosce che la prostituzione sia una forma di violenza contro le donne e chiede misure per fermare la domanda che è all’origine dello sfruttamento sessuale.
La conferenza ha esposto e analizzato la realtà della prostituzione in Europa, anche attraverso i contributi di alcune tra le persone direttamente coinvolte e di quelle che ancora lottano per un cambiamento.

La Presidente della European Women’s Lobby, Gwendoline Lefebvre, ha dato il benvenuto a Mary Honeyball – la parlamentare europea autrice proprio del rapporto alla base della risoluzione che porta il suo nome, e che abbiamo celebrato – dicendo “Sei la nostra rockstar!”. Honeyball ha fatto riferimento all’impatto che la Brexit potrebbe avere sui diritti delle donne in Gran Bretagna e a come i progressi conquistati a livello europeo, tra cui la direttiva contro la tratta, potrebbero svanire per le donne britanniche. Ci ha ricordato che il tema della prostituzione e della violenza di genere non può essere una questione partitica. Una delle chiavi del successo ottenuto attraverso la risoluzione Honeyball è stata quella di aver riunito intorno al tema le persone, anche quelle in opposizione su altri temi, inclusi gruppi religiosi, che hanno giocato un ruolo cruciale. Tsitsi Matekaire di Equality Now ha rafforzato il messaggio sull’importanza della collaborazione a livello europeo, considerato che l’Europa ha un ruolo importante e deve dare il buon esempio nel mondo. 

Malin Bjork, parlamentare europea del Partito svedese di Sinistra e del gruppo Sinistra unitaria europea – Sinistra verde nordica, ha descritto la lotta ventennale che la Svezia ha combattuto prima che fosse approvata nel 1999 la legge che punisce lo sfruttamento della prostituzione e l’acquisto di sesso e decriminalizza le persone prostituite. Per-Anders Sunesson, ambasciatore svedese contro la tratta, ha spiegato l’impatto che la legge ha avuto sulla mentalità degli svedesi; poche sono oggi le persone che pensano che comprare sesso sia accettabile. In sostanza, anche la domanda di servizi sessuali è diminuita, come pure i livelli della criminalità organizzata. Dall’approvazione della legge, in Svezia non si è verificato un solo omicidio di donna in prostituzione. La decisione storica da parte della Svezia è diventata esempio e modello per altri paesi. Bjork ha proposto all’assemblea di impegnarsi a trovare al modello un nuovo nome in grado di rifletterne la portata anche oltre la Svezia e la regione nordica, e ha detto “non possiamo più chiamarlo Legge Svedese e lascio volentieri a voi il compito di dargli un nuovo nome!”.

Negli ultimi anni il dibattito sulla pornografia è stato affrontato spesso dagli abolizionisti, essendo strettamente legato alla prostituzione e alla violenza contro le donne. Nel corso della conferenza Aline Rossi di Generation Abolition ha parlato dell’alto tasso di esposizione al porno al giorno d’oggi, cosa che non aiuta i ragazzi ad apprendere di più sul sesso, ma piuttosto sulla violenza sessualizzata. Dobbiamo parlare di porno nel contesto della prostituzione, poiché è parte del moderno mondo sessualizzato e abbiamo la necessità di guardare al futuro. Il porno oggettifica e deumanizza donne e ragazze, desensibilizza di fronte alla violenza che viene rappresentata. Attraverso il porno e la prostituzione i ragazzi imparano che l’abuso è lecito, purché lo si definisca sesso.

La lotta contro la violenza di genere ha fatto dei passi significativi negli ultimi cinque anni, non ultimo in termini di leggi abolizioniste, approvate in Irlanda e Francia. Frances Fitzgerald, parlamentare europea irlandese ed ex vice primo ministro in Irlanda, ha parlato del ruolo strategico che la società civile ha giocato nel percorso di approvazione della legge, incluse le voci essenziali delle sopravvissute. Grazie a questo movimento, in Irlanda dal marzo 2017 l’acquisto di atti sessuali è stato considerato illegale, punito con un’ammenda da 500 a 1000 euro o con l’arresto fino a 5 anni di prigione per chi compra sesso da una persona trafficata. Questo assetto normativo rende il paese meno attraente per i trafficanti e manda un segnale inequivocabile ad uomini e ragazzi su cosa la società considera accettabile. 

Gregoire Thèry, Direttore di CAP International (Coalizione per l’Abolizione della Prostituzione), ha portato l’esperienza francese dove, non solo è stata approvata una legge abolizionista, ma la stessa è stata messa sotto accusa presso la corte costituzionale e ne è uscita vincente. Ci ha ricordato ciò che emerge da statistiche scioccanti, che evidenziano quanto la prostituzione sia dannosa, sottolineando che “in Francia il tasso di suicidi è 12 volte più alto tra le persone prostituite rispetto al resto della società”. 

Parallelamente alla celebrazione collettiva del progresso ottenuto in Irlanda e Francia, tra gli altri paesi, Fitzgerald ci ha anche ricordato quanto lavoro ci sia ancora da fare nel contrasto ai pregiudizi dannosi e fuorvianti sulla prostituzione, spesso considerata da molti come uno strumento per esercitare la propria libertà. La realtà è invece che la prostituzione esiste perché genera profitto, e ciò spiega perché è strettamente legata alla tratta, la quale ‘garantisce gli strumenti’ al commercio sessuale. È incredibile pensare che la tratta sia sullo stesso livello del traffico di droga in termini di profitto. Myria Vassiliadou, Coordinatrice Antitratta della Commissione Europea, ha fornito un semplice esempio per dare un’idea del giro di affari nella prostituzione. Se 9000 donne e ragazze sono coinvolte nella prostituzione ogni giorno, abusate 5 volte al giorno – più realisticamente 20 – diciamo per 30 euro a prestazione – in realtà potrebbe essere molto di meno o di più – ciò equivale a circa mezzo miliardo di euro. 9000 sono solo le vittime nigeriane, e solo quelle identificate come vittime di tratta. Sappiamo che in realtà i numeri sono molto più alti. 

Il giro di soldi porta a chiedersi perché continuiamo a garantire l’impunità ai compratori di sesso. Comprare una borsa griffata falsa è illegale e si potrebbe essere puniti per questo. Ma se vogliamo comprare un essere umano per un accesso senza vincoli al loro corpo, non subiamo alcuna conseguenza. Fitzgerald ha poi aggiunto che “per fermare la cultura di impunità, dobbiamo interrompere il modello di business.” Se vogliamo che ciò si realizzi, dobbiamo costruire una strategia globale condivisa dai paesi, per evitare che gli uomini possano semplicemente attraversare il confine per soddisfare il loro desiderio di stupro a pagamento senza paura di una punizione. Come ha detto Thèry, “è arrivato il momento di trasformare i princìpi contenuti nella risoluzione Honeyball in una legislazione uniforme e armonica” all’interno dell’Unione Europea. 

Campagne come quelle condotte in Irlanda e in Francia non potevano essere vincenti senza le preziosissime voci delle sopravvissute. Sono loro che guidano le campagne per l’abolizione della prostituzione, poiché sono le uniche in grado di comprendere la dura realtà, ciò che vuol dire davvero essere comprate quotidianamente per atti sessuali.  Presentando se stessa, e rammentando a tutti di ricordare le donne e le ragazze morte o uccise in prostituzione, Fiona Broadfoot, sopravvissuta, attivista e fondatrice di Build a Girl, ha detto “Le porto qui, parlo per loro.” Ha raccontato alcune delle sue strazianti esperienze, quando “fino a 10 uomini al giorno pagavano per stuprarla”, e notava quanto svanisse da parte loro l’interesse per lei man mano che invecchiava. Non solo ha vissuto la violenza di prima mano, ma Fiona ha anche perduto una persona amata a causa di tale violenza. Sua cugina è stata uccisa da un compratore appena uscito fuori di prigione per l’uccisione di una cosiddetta ‘sex worker’. 

Nessun programma di riduzione del danno può sradicare l’abuso subito da Fiona, o quello che si è autoinflitta sul suo corpo in un disperato tentativo di far fronte a ciò che stava vivendo, sapendo che nulla avrebbe potuto restituirle sua cugina, o le altre donne e bambine che sono morte e continuano a morire in prostituzione.

Anche Anja Jesinger, sopravvissuta tedesca e membro di SPACE International, ha condiviso la sua esperienza in prostituzione, cominciata quando aveva già 40 anni. L’ha descritta come una ‘scelta’ dettata dalla disperazione, non riuscendo a trovare un lavoro e trovando questa come unica soluzione. Inizialmente, ha raccontato a se stessa che la prostituzione era paragonabile a tanti rapporti occasionali, che in teoria avevano un senso per lei, avendo sentito storie di ‘puttane felici’. Ma fin dal primo appuntamento scoprì che non c’era nessuna gioia, ma solo violenza, nel fare la prostituta: “dovevo ignorare i miei limiti”. Avendo continuato a cercare lavoro, alla fine ne trovò uno per un anno, periodo e in questo tempo lasciò la prostituzione. Quando il lavoro si concluse, la colpì un sentimento di disperazione fisica, che si trasformò in depressione, perché non voleva ritornare in prostituzione. But from the very first appointment she found out that there is no joy in prostitution, only violence, stating “I had to ignore my own boundaries.” Provò a cercare aiuto, ma non ci riuscì e quella disperazione si trasformò in rabbia quando comprese che i servizi di cui necessitava non esistevano. Ciò la fece pensare a tutte quelle ragazze che aveva visto in prostituzione. Se lei, una donna adulta, non avesse sofferto e lottato così tanto per uscirne, allora come potrebbero mai riuscirci loro?  

Queste testimonianze rinforzano la nostra convinzione che la prostituzione non possa mai essere un lavoro come un altro. Anja ci ha ricordato di quanto nella prostituzione sia diffuso il razzismo, che non può essere comparato con alcuna forma di lavoro giusto e dignitoso. In alcuni paesi, il 90% delle donne in prostituzione sono di etnia rom[1], tendenza comune anche per le donne afro-americane negli Stati Uniti e per le indigene in Canada.  Le donne provenienti dai paesi più poveri vengono usate e abusate da uomini provenienti dai paesi più ricchi del mondo. In quanto donne, sappiamo tutte molto bene che il sessismo è ancora presente in ogni aspetto della società, ma dove la legge permette o regolamenta la prostituzione, esso si trasforma direttamente in violenza. 

E che dire della condanna di coloro che sfruttano le donne in prostituzione? Secondo Myria, le persone non vogliono parlare dello sfruttamento sessuale, che è però un problema serio in cui è estremamente bassa la percentuale di accuse e condanne. La vecchia scusa che viene ancora usata è che lo sfruttamento in prostituzione è difficile da provare: la stessa motivazione usata riguardo allo stupro – ma ora ne sappiamo di più. Gli stati europei hanno messo da parte la questione. Dobbiamo invece assicurarci che i nostri governi e i legislatori siano dalla parte delle vittime di questo crimine. Essere semplicemente vulnerabile non ti rendere vittima, è lo sfruttatore, l’utilizzatore, che usa la tua vulnerabilità per renderti vittima.

La Risoluzione Honeyball è solo uno tra i tanti strumenti importanti che abbiamo a livello europeo ed internazionale. Per esempio, la Carta Europea dei Diritti  Fondamentali, che garantisce molti diritti sistematicamente violati nella prostituzione. Dobbiamo fare pressione sui nostri locali, nazionali ed europei affinché mettano in pratica questi strumenti e proteggano le nostre donne e ragazze dalla violenza, affinché lavorino per l’uguaglianza di genere e lottino per un’Europa libera dalla prostituzione. Come ha detto Anna Zobnina di ENOMW, rivolta ai nostri governi europei “vi teniamo d’occhio”.

[1] Secondo il Centro Antidiscriminazioni “In Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Olanda più dell’80% delle vittime di prostituzione sono donne migranti provenienti da Romania, Bulgaria, Albania, Nigeria, Cina, o persone transessuali che arrivano dall’America Latina. Tra queste nazionalità, i gruppi maggiormente discriminati sono sempre tra le prime vittime. Ad esempio, il 90% delle donne bulgare in prostituzione in Europa occidentale appartengono all’etnia rom o alla comunità turca”.