Le associazioni IROKO, Resistenza Femminista, Unione Donne Italiane di Napoli, Salute Donna e Differenza Donna, organizzano una Giornata di studi L’industria del sesso e la tratta di esseri umani, che si terrà il 28 maggio 2018 dalle ore 15 alle ore 19 presso la Sala “Aldo Moro” della Camera dei Deputati a Roma che vedrà la partecipazione dell’Onorevole Fabiana Dadone (Movimento 5 Stelle) e del Senatore Edoardo Patriarca (PD).

Interverranno ospiti internazionali come Julie Bindel, scrittrice e giornalista inglese occupato di importanti processi di tratta (The Guardian, New Statesman, Sunday Telegraph, Standpoint), co-fondatrice di Justice For Women, autrice del libro inchiesta 250 donne da 40 paesi del mondo; Ingeborg Kraus, psicologa tedesca esperta di trauma, che ha tenuto The pimping of prostitution, un’indagine sull’industria del sesso globale, all’interno della quale ha intervistato conferenze in vari paesi sul fallimento del modello tedesco e sul legame tra trauma e prostituzione; Rachel Moran, irlandese, sopravvissuta alla prostituzione, autrice del libro denuncia Stupro a pagamento. La verità sulla prostituzione e co-fondatrice di SPACE International, associazione di donne fuoriuscite dalla prostituzione; Blessing Okoedion, attivista, autrice del libro Il coraggio della libertà ha vissuto il dramma della tratta in Italia; il procuratore antimafia Giovanni Conzo, che si è di donne nigeriane in Italia.

Il 27 maggio 2018 alle ore 16, presso Palazzo Merulana a Roma, si terrà un’anteprima aperta al pubblico, in preparazione al Seminario. Interverranno Rachel Moran, Blessing Okoedion, Ingeborg Kraus, il giornalista e documentarista Silvestro Montanaro, autore del documentario sulla prostituzione “Bambole” e Serena Perini, Presidente Commissione Pari Opportunità Comune di Firenze.

Riteniamo che nella lotta verso la parità di genere, il tema della prostituzione e del suo intreccio inestricabile con la violenza sulle donne e con la tratta, siano ineludibili e che lo Stato italiano, tra gli altri, sia chiamato a individuare le soluzioni politiche più idonee, anche prendendo atto delle grosse criticità registrate da paesi che hanno adottato leggi regolamentariste come la Germania, nel quale esperti/e denunciano il verificarsi di gravi violazioni di diritti umani tali da suscitare un ripensamento di fronte all’esplosione ulteriore del mercato del sesso e della tratta.

Come è noto dai rapporti di organismi europei e internazionali, e da numerosi studi, la tratta degli esseri umani è un business di enormi proporzioni, di cui una fetta notevole consiste nello sfruttamento sessuale di donne e ragazze minorenni all’interno del mercato della prostituzione. Oggi quest’ultima ha assunto le proporzioni di una enorme industria, a causa della globalizzazione delle reti criminali e delle crescenti sperequazioni socio-economiche che inducono le donne a migrare in cerca di fortuna, diventando spesso vittime di trafficanti e di abusi sessuali già durante il viaggio.

Nel 2015 la Commissione Europea ha calcolato che, delle 30.000 vittime di tratta registrate in Europa tra il 2010 e il 2012, quasi il 70% erano destinate allo sfruttamento sessuale, e di queste il 95% erano donne e minorenni. I paesi di provenienza prevalenti sono Romania, Bulgaria e Polonia, in Europa, e Nigeria, Brasile, Cina, Vietnam, Russia, tra i paesi extra-europei. Si aggiunge a ciò la difficoltà di valutare il fenomeno, a causa della comune tendenza a sottostimarne la diffusione: le nuove forme di tratta, infatti, sono sempre più indistinguibili dall’ordinario sfruttamento della prostituzione, a causa delle mutate tecniche adoperate dai trafficanti, che hanno progressivamente abbandonato le forme più eclatanti di violenza bruta verso le vittime, adoperando altre tecniche più sottili di asservimento psicologico. Inoltre, più in generale, la distinzione manichea tra tratta e prostituzione presente nel dibattito politico e accademico tende a nascondere il fatto che, come testimoniano sopravvissute alla prostituzione come Rachel Moran, non è solo chi è vittima di tratta ad aver subito e a subire violenza: entrambe le situazioni “hanno come conseguenza un abuso sessuale”, perché “comportano che una donna debba fare sesso con degli sconosciuti con i quali non desidera farlo” e, anche nel caso di donne che non sono state forzate da trafficanti, vi sono altri fattori che rappresentano una forma invisibile ma non per questo meno grave di coercizione verso il mercato del sesso, come il grave svantaggio socio-economico, la dipendenza da droghe, gli abusi subiti in età infantile, ecc.

Nel 2014 il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione Honeyball sulla prostituzione – preceduta dalla pubblicazione di un rapporto sulla dimensione spaventosa in fatto di numeri, volume di utili e modalità di reclutamento del fenomeno – in cui si riconosce che la prostituzione è una forma di violenza verso le donne e che considerarla un “lavoro sessuale”, con conseguente depenalizzazione dell’industria del sesso nel complesso, non sia una soluzione valida per proteggere donne e minorenni vulnerabili da violenza e sfruttamento, ma che sortisca l’effetto contrario, contribuendo a promuovere il mercato della prostituzione e accrescendo il numero di donne sottoposte a violenza ed abusi. Nel contempo, il documento pone un forte accento sulla necessità di contrastare la domanda di prostituzione e di sostenere le donne che intendono uscire dalla prostituzione con programmi concreti di sostegno.

Di recente, in diversi paesi del continente europeo, tra i quali Francia, Irlanda, Svezia, Norvegia, Islanda, sono state approvate leggi sulla prostituzione che prevedono la punibilità del cliente e la completa depenalizzazione, nonché programmi di sostegno e fuoriuscita per le persone in prostituzione.

Nel nostro Paese, pur essendoci alcuni disegni di legge depositati in Parlamento che si ispirano a questo modello, si fatica ad avviare un serio dibattito che si interroghi seriamente sulla domanda di prostituzione, sui danni della regolamentazione e su ciò che le istituzioni dovrebbero e potrebbero fare per mettere fine a questa intollerabile violazione dei diritti umani.

Per partecipare alla giornata del 28 è necessario iscriversi inviando una mail a info@associazioneiroko.org

comunicato_convegno_27-28_5_2018