I vantaggi dell’api-cultura: lavorare con le api e sperimentare l’integrazione

Se vogliamo dare un nome alla nostra attività di quest’anno, possiamo dire che il 2019 per noi è l’anno delle api.
Abbiamo cominciato a conoscere il complesso mondo degli alveari e delle api a partire dallo scorso febbraio, grazie al felice incontro con l’agronomo e apicoltore Davide Lobue, che ha introdotto alcuni nostri utenti, in punta di piedi, alla conoscenza delle api.
Da febbraio, infatti, per circa dieci lezioni, un gruppo selezionato di persone, in maggioranza donne, quasi tutti provenienti dalla Nigeria, hanno partecipato ad un mini-corso teorico sull’apicoltura, con qualche lezione tenuta in apiario, per entrare davvero in contatto con le api. Tra reazioni di paura, curiosità e sorpresa, è stato per tutti un percorso positivo, di incontro e conoscenza, un viaggio nel mondo delle api, simile in parte a quello condotto da ciascuno di loro per arrivare in Italia. Tra loro, infatti,  alcuni sono richiedenti asilo, altri residenti con permesso di soggiorno UE di lungo periodo e altri con permesso di soggiorno per lavoro.

All’interno del gruppo sono state selezionate solo due persone per la fase pratica, che si concluderà alla fine di settembre 2019. I due giovani, di nazionalità nigeriana, entrambi richiedenti asilo, svolgono la loro attività, con un contratto di collaborazione occasionale, sia presso l’apiario dell’APS Parco del Nobile, con la quale collaboriamo, sia presso un apiario di recente installazione, presso la nostra Cascina del Rio, a Villamiroglio, in provincia di Alessandria. 

L’obiettivo del progetto è quello di costruire un’opportunità di integrazione sociale e lavorativa rivolta alle persone straniere svantaggiate, che diventano parte attiva del processo di cambiamento e inclusione. L’integrazione, come sappiamo, parte dall’accoglienza, ma è un processo in continuo movimento che necessita di risposte concrete, tra le quali la formazione e le opportunità lavorative per soggetti svantaggiati.
La nostra idea è far sì che la fase operativa possa continuare per i due beneficiari coinvolti, e che questa diventi un’occasione di lavoro e formazione per nuove persone, primi fra tutti i partecipanti al corso teorico.
Stiamo già pensando di allargare il progetto: vorremmo infatti offrire ai partecipanti, oltre al sapere sulle api e sulla tecnica di smielatura, conoscenze e competenze sulla gestione contabile-amministrativa di una piccola attività in proprio finalizzata alla produzione di miele biologico, affinché possano sviluppare tutti gli strumenti per una completa autonomia, necessaria al percorso di integrazione sociale. Il progetto sociale intende, quindi, assumere i caratteri di una start-up in grado di generare occupazione per le persone coinvolte nella formazione.
Seguendo il metodo della peer- education, i beneficiari già formati diventeranno formatori – dietro la supervisione dell’esperto educatore – per i partecipanti che saranno coinvolti in futuro, favorendo non solo l’espansione di un processo di conoscenza, ma anche la mediazione culturale tra pari.
Il progetto intende quindi svilupparsi seguendo il metodo di lavoro delle api, con le quali i beneficiari si confrontano quotidianamente: come in un alveare, si producono relazioni di mutuo aiuto – attraverso la peer education -, si mescolano e convivono ruoli differenti, tutti tesi a contribuire alla produzione del miele; come le api operano in maniera dinamica in un piccolo spazio, così questo progetto agisce sul quartiere operando attivamente per un cambiamento sociale, attraverso lo scambio di conoscenze ed esperienze con altre realtà presenti.

Ma che cosa vuol dire davvero lavorare con le api? Che tipo di interazione si crea tra loro e l’uomo? E quali sono i modi di comunicare tra loro?
L’abbiamo chiesto a Wilfred, uno dei partecipanti, che ci ha raccontato della sua esperienza con il mondo di questi animali così preziosi.
Wilfred: Le api sono molto sensibili ai rumori, ma se io lavoro con loro senza agitarmi, con calma, non ci sono problemi, altrimenti pungono! Se sono agitate di solito volano di più, quindi è meglio non avvicinarsi. All’inizio avevo paura, ma già la seconda volta ho cominciato a capire come dovevo comportarmi.
In circa tre mesi di attività con loro, il mio rapporto con le api è cambiato: all’inizio sembravano cattive, ora le conosco meglio, so come devo avvicinarmi a loro, cosa devo e non devo fare, si è stabilito un rapporto di fiducia reciproco. E ho anche imparato a capire quali forme di comunicazione usano tra loro: le guardiane trasmettono un odore per dire alle altre che c’è un pericolo; in genere comunicano anche attraverso la danza, il movimento, sentono l’odore della regina. Reagiscono, insomma, sempre come se fossero un unico organismo.
Si muovono sempre insieme, se una ti punge arrivano anche le altre!
Mi piace questo lavoro, vorrei che diventasse per me un’attività continuativa e quotidiana.

Le difficoltà nel condurre il progetto non mancano certo. Davide, educatore da diversi anni e già alla terza prova di formazione sull’apicoltura rivolta a richiedenti asilo, ci ha parlato di sfide e soddisfazioni.
Davide: Le problematiche sono soprattutto legate alla comprensione della lingua, anche se l’attività, pur essendo complessa ma pratica, permette di superare i limiti linguistici o alcune pre-conoscenze che hanno. Le conoscenze teoriche da acquisire sono invece più complesse da gestire con loro.
Per esempio, se in laboratorio bisogna estrarre del miele dal melario di alcune api, bisogna fare molta attenzione a non mescolare mieli di provenienza diversa, perché gli italiani ci tengono molto ad acquistare miele che sia di una sola qualità, solo castagno o solo acacia, ad esempio. Non è facile comprenderlo subito, ma nell’apicoltura è molto importante essere precisi.
Le soddisfazioni? Quando vedi che riescono a seguire le api abbastanza in autonomia, che il loro modo di approcciarsi alle api è cambiato, non hanno più paura, allora comprendi che hanno imparato qualcosa.
Per ora, con loro il passaggio successivo potrebbe essere quello di provare a lavorare senza guanti, che significa acquisire una certa fiducia nelle proprie capacità.
Credo che Wilfred potrebbe continuare il percorso e migliorare sicuramente. Per semplicità, con lui e con Noris abbiamo lavorato solo sulla produzione di miele, ma per fare l’apicoltore bisogna imparare molte altre cose, dall’allevamento delle regine alla produzione di propoli, cera, alla formazione nelle scuole. Per lui sarebbe necessario un secondo livello di apicoltura per imparare come si fa la raccolta del polline.

Il nostro desiderio è che la formazione non sia rivolta solo ai beneficiari diretti dei corsi, ma che esca fuori dall’apiario e che possa essere introdotta nelle scuole del quartiere in cui operiamo, San Donato, con il supporto dell’Associazione Parco del Nobile, che ha una lunga esperienza in questo senso. Le attività didattiche che verranno proposte coinvolgeranno i bambini sia nei percorsi di apicoltura sia nella conoscenza diretta della natura, dagli orti alle piante, oltre a divenire strumento di interazione e conoscenza tra migranti e bambini. Perché l’integrazione, la conoscenza dell’altro, parte sempre dal basso. 

Insomma, noi speriamo e stiamo lavorando con tutte le forze affinché questo progetto continui.
Nella galleria trovate alcune foto dell’attività condotta dai nostri beneficiari in apiario in questa calda estate, che purtroppo non è stata favorevole alla produzione del miele.
Presto potrete assaggiare anche il nostro miele. Seguiteci, vi terremo informati sui luoghi in cui potrete trovarlo!