Tutti noi che viviamo in Italia sappiamo bene quanto sia estremamente complesso e a tratti estenuante il sistema di accesso ai servizi, per i quali la burocrazia rappresenta una grossa sfida.
Per le donne migranti tale sfida è amplificata da limiti linguistici e culturali e spesso, purtroppo, anche e soprattutto dalla paura per chi come migrante è in attesa del riconoscimento di uno status.
Uno tra i più importanti servizi è certamente il sistema sanitario. L’accesso alla salute è un diritto fondamentale e in Italia viene garantito a tutti dallo Stato, ma la paura e la disinformazione spesso impediscono alle donne, e quindi alle loro famiglie, di esercitarlo pienamente.
Tutto ciò ci ha spinti ad avviare, dallo scorso ottobre, un progetto pilota sviluppato in collaborazione con l’associazione YWCA-UCDG di Torino e Medici Senza Frontiere (MSF) Italia, con lo scopo di informare e guidare le donne immigrate in Italia sull’accesso al sistema sanitario locale. Durante i tre incontri, tenuti da Valentina Reale di MSF, a cui hanno partecipato donne nigeriane e congolesi, abbiamo esplorato le modalità di accesso alla salute, in particolare quella materno-riproduttiva, a prescindere dallo status giuridico delle persone.