Il ciclo di webinar “Smontare il sex work”, organizzato dall’Associazione Iroko, ha visto come ospiti nel quarto incontro Ingeborg Kraus, psicologa specializzata in trauma e prostituzione, e Rebecca Mott, sopravvissuta alla prostituzione, scrittrice e attivista abolizionista.
Rebecca proviene da una famiglia di classe medio alta, la madre è una sarta e il padre un editore. I genitori divorziano quando lei ha sei anni e il nuovo compagno della madre abusa sessualmente e mentalmente di lei. Entra nella prostituzione all’età di 14 anni e come lei stessa riporta: “È stata la rabbia a portarmi a ciò, odiavo me stessa. Un’amica, anche lei proveniente da un contesto familiare problematico, mi introdusse in questa sorta di club.” Il club a cui fa riferimento Rebecca è uno di quei locali in cui si “iniziano” le ragazze alla prostituzione e che viene definito come “fuck test”, ossia un esperimento sadico. Gli uomini che frequentano questi club non rivolgono la parola alle ragazze fino a quando, alla sera, le portano in appartamenti per verificare la loro reazione, se piangono o si lamentano. “Ma io non provavo nulla emotivamente e non mi interessava e fu così che mi testarono per sei ore di fila”, riferisce Rebecca.

La scrittrice e attivista spiega di aver sempre praticato occasionalmente la prostituzione e solo indoor, in pub, hotel o appartamenti. “Ho lasciato la prostituzione all’età di 22 anni perché avevo veramente paura di morire e sono scappata lontano da dove vivevo.”
Il percorso intrapreso da Rebecca per ritrovare se stessa è stato lungo e faticoso: “Ci ho messo dieci anni per ricominciare a credere in me e a realizzare cosa mi era successo”, afferma. La sua capacità di scrivere, che le ha trasmesso l’amato papà editore, è stata terapeutica: “Mi è venuto naturale scrivere e aprire un blog dove tratto di prostituzione(…) e oramai sono 20 anni che lo gestisco. Questo mi ha permesso di conoscere sopravvissute da tutto il mondo.”
Anche Ingeborg ha conosciuto l’esperienza del trauma, seppur in maniera indiretta. “Sono cresciuta con una madre che soffriva di stress post-traumatico complesso e ciò significa, come è successo anche a Rebecca, che aveva difficoltà a ricordare, si dissociava e sveniva spesso a causa dei flashback dovuti ai traumi.”, racconta la psicologa, che spiega anche che:
“La dissociazione è complessa perché si presenta in diverse forme. Ora insegno alle persone in cosa consiste. Il mio obiettivo è trasformare il trauma in forza per combattere le avversità.” 

Per comprendere le ragioni dell’esistenza della prostituzione è necessario riflettere sul contesto socio-culturale in cui viviamo, che è fortemente patriarcale. Ingeborg riporta uno studio [1] sulla violenza contro le donne, condotto da Shröttle e Müller nel 2004, su un campione di 10.264 donne in Germania, dal quale emergono dati allarmanti. Il 34% delle donne riporta di aver subito violenza sessuale (nella definizione generica), il 19% grave violenza sessuale e il 58% forme pesanti di molestie sessuali. Le donne intervistate rientrano nella fascia di età tra i 16 e i 25 anni e non sono coinvolte nel sistema prostituente. La stessa situazione viene riportata da una ricerca svolta, nel 2014, dall’associazione Memoire Traumatique, stando alla quale nella maggioranza dei casi la violenza sessuale inizia prima dei 18 anni (81%). Il 94% degli abusanti sono di sesso maschile e il 50% di questi proviene dal contesto familiare.[2]
Ingeborg precisa che i traumi sono classificabili in due categorie, ossia di Tipo I e di Tipo II.
Traumi di Tipo I, (improvvisi, che succedono una volta sola):

  • apersonale: es. catastrofe, incidente in macchina
  • interpersonale: es. aggressione, stupro

Traumi di Tipo II (ripetitivi):

  • aggressione di matrice politica: guerra,tortura, prigione
  • ambiente interpersonale: abusi durante l’infanzia, mancanza di affetto, violenza domestica e prostituzione.

Il trauma della prostituzione corrisponde ad un trauma complesso frutto di molteplici stupri perpetrati nel tempo con conseguenze devastanti, tra le quali:

  • percezione di se stesse come persone che non valgono
  • dissociazione
  • visione fortemente pessimistica della vita
  • sintomi psicosomatici (mal di stomaco, affaticamento, difficoltà a respirare), diversi disagi fisici
  • spersonalizzazione, amnesia dissociativa, pensieri intrusivi…

Il trauma nelle donne prostituite non deriva solo dalla prostituzione, ma si aggiunge spesso ad altri traumi pregressi subiti durante l’infanzia e l’adolescenza, che sono spesso all’origine della decisione – più o meno consapevole – di entrare in prostituzione.
“La maggior parte delle donne all’interno del sistema prostituente ha una bassa autostima e questo non è un fattore da sottovalutare.(…) Non possiamo aspettarci che queste donne intraprendano un percorso di uscita efficace se non pensano di meritare di vivere.” – afferma Rebecca.
Ė necessario dunque offrire supporto psicologico a lungo termine alle donne prostituite. anche e forse soprattutto per rielaborare quei traumi subiti in passato.
“Dobbiamo guardare oltre lo stereotipo della prostituta – afferma Rebecca – perché sono molteplici fattori che spingono una donna o una ragazza a entrare in tale sistema e non può essere solo povertà, perché io non sono mai stata povera! Provenire da una classe media non ha impedito agli uomini di trattarmi come spazzatura.”

Le donne trafficate impiegano anni per ricordare il trauma subito. Del resto, anche le donne che sono state ingannate dal fidanzato, il cosiddetto loverboy, devono rielaborare il trauma causato dall’essere state tradite e sfruttate proprio da chi amavano. Ingeborg ritiene che conoscere l’età in cui una donna entra nella prostituzione aiuta a capire quanto profondo può essere il trauma: più si è giovani, più il trauma sarà profondo.
Lo stesso vale per i traumi fisici e le malattie, come l’AIDS, che agiscono anche a livello psicologico sulle donne che fuoriescono dalla prostituzione.
Il percorso di fuoriuscita è molto impegnativo per le donne prostituite: necessitano di una rete di supporto a lungo termine, di un lavoro per assicurarsi un’indipendenza economica.
Le donne prostituite, spiega Ingeborg, sono classificate da diversi studi [3] come soggetti ad alto rischio di disturbo da stress post-traumatico [4] e le percentuali s aggirano intorno a un 57% di probabilità di sviluppo del disturbo.
Ed è proprio per questo motivo che Ingeborg è da molti anni impegnata sul fronte abolizionista. Nel 2013 inizia una campagna contro la prostituzione [5]. L’anno successivo estende la sua lotta contro la prostituzione anche in ambito medico creando una rete di scienziati ed esperti in trauma [6]. Grazie alla sua esperienza sulla cura del trauma, riesce a curare più di mille donne prostituite e nel 2019 fonda Karlsruhe contro l’acquisto di sesso per condannare la violenza sessuale e chiarire la responsabilità dei compratori di sesso all’interno del sistema prostituente.

“Una mia amica è entrata nella prostituzione a 21 anni pensando di starci poco, il tempo necessario per mettere via dei soldi; ne è uscita con traumi profondi e con il persistente senso di colpa perché aveva scelto di entrarvi. Per le donne come lei è veramente difficile intraprendere un percorso di guarigione proprio per l’autocolpevolizzazione e perché vengono considerate parte del mito della prostituta felice.” aggiunge Rebecca riguardo al percorso di fuoriuscita e al trauma. Ingeborg conferma che molte sue pazienti erano studentesse, sono entrate in prostituzione per guadagnare qualche soldo, e ne sono uscite con forti disagi psicologici e fisici.
“Il vero potere che una donna prostituita ha è proprio quello di sostenere che ciò che sta raccontando è la verità.” afferma Rebecca.
Il trauma può riemergere anche in momenti inaspettati, che sono parte di una normale routine. “Il trauma – ribadisce Rebecca – non è il nemico, è una reazione del corpo al veleno della violenza subita. Ti avvisa del pericolo, anche quando credi di non aver paura, e non puoi ignorarlo altrimenti diventa più grande.”

Anzi, esso è proprio lo strumento attraverso il quale si comprende che si può ricominciare a vivere, che si può avere una seconda possibilità nella vita.

La scrittrice rielabora il trauma nel suo blog attraverso cui parla direttamente alle persone, e sceglie come linguaggio la poesia. Eccone una (traduzione italiana in nota)[7]:

“Trauma is never simple, trauma is not short-term often it is life long.
I can only speak to trauma through my experiences and words from friends.
Trauma makes sleep a mess. Sometimes not resting, sometimes oversleeping.
Sleep can be just nightmares and night terrors.
Trauma is a shadow both night and day.
Trauma is a sign of there being no justices.
Often trauma is deep inside peoples who are considered non-human.”

“Se la prostituzione è lavoro, allora ditemi quale altro lavoro permette stupri ogni giorno, dove rischi costantemente di essere ammazzata e dove gli uomini ti trattano come spazzatura.” conclude Rebecca.

Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Giulia Poletti.

Fonti

[1] https://www.bmfsfj.de/resource/blob/93906/9c0076fc66b1be6d0eb28258fe0aa569/frauenstudie-englisch-gewalt-gegen-frauen-data.pdf
[2] https://www.memoiretraumatique.org/assets/files/v1/Articles-Dr-MSalmona/2018_Etat_des_lieux_des_mineurs_victimes_de_violences_sexuelles.pdf

[3] Gli studi che classificano le donne in prostituzione come categoria ad alto rischio di DSPT:
Farley, https://www.researchgate.net/publication/286750917_Violence_and_post_traumatic_stress_disorder_in_a_sample_of_inner_city_street_prostitutes, 2000

Park, https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/0886260519884694?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pub%3dpubmed, 2019

Ingeborg Kraus, https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/034/301/Ingeborg_Kraus.pdf, 2019

[4] Per approfondimenti sul disturbo da stress post traumatico si rimanda a:
https://www.istitutobeck.com/cptsd-desnos-trauma

[5] https://karlsruherappell.com/der-appell

[6] https://www.trauma-and-prostitution.eu/en/the-appeal/

[7] “Il trauma non è mai semplice, il trauma non è a breve termine ma dura tutta la vita.
Posso parlare del mio trauma solo attraverso le mie esperienze e quelle delle mie amiche.
Il trauma agita il mio sonno. Alcune volte non riposo, altre dormo troppo.
Dormire può significare incubi e terrori notturni.
Il trauma è un’ombra sia di giorno che di notte.
Il trauma è il segno che non vi è giustizia.
Spesso il trauma è nel profondo delle persone che sono considerate non umane ”