Il “divieto di esibire nudità o assumere comportamenti diretti inequivocabilmente a offrire prestazioni sessuali”, che, come apprendiamo dall’ANSA, farebbe parte del nuovo regolamento di polizia urbana di Roma, segna in modo inequivocabile l’applicazione approssimativa e anomala della legge Merlin in Italia. Provvedimenti di questo genere ancora una volta dimostrano quanto per la politica sia più facile colpire chi è prostituita (letteralmente messa davanti, per coprire i veri responsabili) e non chi sfrutta e si avvale dello scambio di donne come merce, nella politica come negli accordi tra uomini.
La prostituzione è violenza contro le donne esercitata da uomini che le stuprano a pagamento. Non è questione di intralcio al traffico o di nudità che disturba e offende. Quello che deve offendere è ciò che non si vuole nominare, l’atto di acquistare il controllo di un altro essere umano.



A distanza di più di mezzo secolo dal varo della legge 75 del 1958, possiamo dire con certezza che migliaia di donne sono state, coi pretesti più vari, arrestate e vessate con provvedimenti impropri e che gli imprenditori delle sempre più strutturate agenzie “dell’intrattenimento sessuale” sono liberi prima di tutto perché i clienti, loro complici, sono liberi di difenderli e garantirli.
La legge italiana ha decriminalizzato una volta per tutte i comportamenti delle donne, in materia sessuale e di condotta privata, eppure sono ancora loro le prostitute (le messe davanti per nascondere) ad essere sanzionate, e ben per questo rese ancora più ricattabili dai loro aguzzini. Prostituirsi non è reato, lo è il favoreggiamento e lo sfruttamento, eppure proprio nella Capitale si propone l’ultima sortita perbenista, anticamera della riapertura dei bordelli: che non creano disordine e intralcio al traffico. Proprio nella capitale, non a caso, perché sede del governo e delle forze orientate alle soluzioni facili.
Indigna che questo succeda proprio nella città in cui da poco ha perso la vita l’ennesima giovanissima donna per mano di uomini che hanno abusato di tutta la sua persona, fatto che richiama alla coscienza di tutti ciò che migliaia di donne subiscono ogni giorno da parte dei clienti impuniti: lo stupro a pagamento, che troppo spesso si conclude con la morte.
Vietare la trattativa, significa punire il cliente e non la vittima, che invece va soccorsa. Qui è il vero problema: le risorse per soccorrere, che invece di essere usate per tutte le vittime di violenza spesso sono usate per iniziative di facciata poco più che caritatevoli. Contro i traffici e la violenza degli uomini contro donne, la politica è timida e avara, soprattutto in conflitto di interessi.


Ciò di cui c’è realmente bisogno è affrontare la prostituzione nell’ambito di un discorso legislativo nazionale che metta in chiaro la violenza che la caratterizza e criminalizzi chi sostiene, con la domanda, il mercato del sesso. Con provvedimenti isolati e fondati su premesse miopi e moralistiche, senza consultare le donne che da anni si battono per la creazione di vere vie di uscita laiche, gestite da donne, rispettose della libertà delle donne, si fanno solo operazioni di facciata. Peggio: si scatenano le critiche che aiutano soltanto chi vorrebbe confinare la prostituzione al chiuso, lontano dagli sguardi della gente, dove la violenza può continuare indisturbata e aumentare, come nei paesi che hanno regolamentato (come la Germania e i paesi Bassi), magari con vantaggi finanziari per lo Stato.

Per combattere la prostituzione occorre una legge abolizionista: decriminalizzazione per le persone prostituite, vie di uscita reali, criminalizzazione della domanda, progetti di educazione seri e generali sulla violenza contro le donne. (18 Novembre 2018)

Ilaria Baldini – Resistenza femminista, Stefania Cantatore e Maria Luisa Nolli – UDI di Napoli, Elvira Reale e Annamaria Raimondi – Associazione Salute Donna, Esohe Agathise- Iroko, Elisa Ercoli- Differenza Donna, Donatella Martini- Donne in Quota, Antonella Penati- Ass. Federico nel cuore

ANSA ROMA, 14 NOV: Nuovo regolamento polizia urbana, “dare sostegno a vittime”- “Ridurre il senso di insicurezza e allarme sociale generato dal fenomeno della prostituzione”, garantire la “sicurezza della circolazione stradale”, ma anche offrire tutela alle persone vittime di sfruttamento. Questi gli obiettivi del nuovo regolamento di polizia urbana di Roma presentato oggi. Il nuovo regolamento “prevede il divieto di esibire nudità o assumere comportamenti diretti inequivocabilmente a offrire prestazioni sessuali, di ingaggiare o concordare prestazioni e ad appartarsi in luogo pubblico con soggetti che esercitino l’attività di meretricio e, oltre a quanto già previsto dal Codice della Strada, eseguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione”, spiega il Campidoglio. Queste restrizioni in passato, spiega il delegato alla sicurezza del Campidoglio Marco Cardilli, sono state introdotte attraverso ordinanze ma non durante questa consiliatura. “L’Amministrazione Capitolina intende fare qualcosa anche a tutela delle persone dedite alla prostituzione, che siano vittime di violenza o di sfruttamento, offrendo interventi di sostegno psicologico e reinserimento presso strutture di accoglienza dedicate. In termini di educazione e recupero, ‘qualora il soggetto responsabile della violazione aderisca a un progetto di sensibilizzazione sulle tematiche del contrasto al fenomeno della prostituzione e della tratta, di durata minima di 4 incontri obbligatori, organizzato da Roma Capitale’ , verrà applicata la sanzione in misura minima. Daspo e sanzioni nei confronti dei ‘clienti’ e per chi adotta comportamenti osceni, nelle modalita’ gia’ previste dal Decreto Minniti”. (ANSA).