Agli inizi del 2020 abbiamo avuto il piacere di incontrare Liliam Altuntas, donna brasiliana residente a Torino, sopravvissuta – o per dirla con le sue parole, una guerriera – alla tratta e alla prostituzione, attivista di Resistenza Femminista, e protagonista del libro I Girasoli di Liliam, scritto a quattro mani con la psicologa Teresa Giulia Canòne.
Qui Liliam racconta parte della sua storia e che cosa significa per lei essere uscita allo scoperto, essere diventata un’attivista per sé e per altre donne.
Io so cosa significa nascondere una vita… una vita tutta sbagliata.
Nessuno la vuole sentire, a volte, neanche i familiari. Una che si droga, che ruba, che dice bugie costantemente, anche su chi ero…
Oggi posso dire chi veramente sono. Sono una donna nera, straniera, anche se per me il termine straniero non ha senso perché mangiamo tutti dallo stesso posto ed espelliamo tutti allo stesso modo. Mi ha pesato essere stata prostituta, una che andava da un letto all’altro con uomini diversi, a soddisfare le loro fantasie… Per tanto tempo sono stata obbligata, poi, ho continuato a farlo di mia volontà perché credevo che quella era la mia fine, morire sola, senza un amore vero…
Ma poi succede qualcosa dentro di te, ti dici aspetta… sono ancora viva, ci provo, voglio vedere se riesco… ma non è stato facile lasciare i vizi, le brutte abitudini… e poi devi continuare a scappare, a nascondere che sei stata una prostituta. Chi vorrebbe avere a che fare con una donna che ha avuto tanti uomini, che ha fatto tutte le cose orribili che ho fatto, che sono stata costretta a fare sin da piccola… Non è facile lottare contro la società se non hai lottato prima contro di te… devi capire che è necessario per te non avere paura, è necessario che tu parli, è necessario che tu capisca che sei vincente… sei venuta al mondo allora sei vincente… ad esempio, mia madre poteva abortirmi, invece sono qui… potrei essere morta, ho tentato molte volte il suicidio, sono saltata dal settimo piano ma sono qui… allora un motivo c’è.
E quanti uomini trovi che all’inizio è amore poi quando sanno la verità… tu sei una storia troppo pesante per loro, per i loro amici, per le loro famiglie e ti abbandonano… uno dopo l’altro.
Poi, anche i tuoi figli ti abbandonano perché tu hai dovuto nascondere la tua verità per lungo tempo e hai educato loro nel modo che la società voleva ma poi quando tu decidi di parlare loro non accettano…
A causa di tutto quel passato tremendo, di tutti quegli orrori, quegli sbagli, tutte le cose malfatte, anche perché non hai saputo gestire tutto, alla fine ti ritrovi da sola… Anche l’amore non ho saputo gestire… Ma con tutto questo, ora sono libera, posso parlare, posso riprovare, imparare e crescere…
Per una prostituta anche se legalizzata non ci sarà mai rispetto, guarda da quanti anni noi neri lottiamo contro il razzismo… E le persone grasse come me? Le persone ti vedono e dicono “”Oh! Mangi troppo. Perché non fai una dieta?” Secondo loro se siamo così è perché lo vogliamo e se dimagriamo troppo è sempre colpa nostra… Non si preoccupano di capire se, magari, hai un problema di salute. Lo stesso vale per un omosessuale o una lesbica, se loro sono felici perché deve essere un problema per te? Se non ti piace quello che vedi puoi guardare da un’altra parte…
Molti pensano che legalizzare la prostituzione come fosse un lavoro sia sufficiente per darle rispetto. No. Saremmo solo dei numeri dentro una cartella per pagare le imposte, un’assicurazione… ma noi vogliamo rispetto e quello non ci sarà perché rimarremmo sempre e comunque delle prostitute. Dalle scuole non manderanno qualcuno a fare gli stage in un bordello. Sarebbe solamente uno sfruttamento legalizzato, per il Governo, per quella città, continueremmo ad essere sfruttate sempre. Noi, quello che vogliamo è essere libere, avere opportunità, non che la violenza che subiamo venga legalizzata e chiamata “lavoro”, io darei opportunità di lavoro vero, di studio. Farei studiare chi vuole… io vorrei studiare, imparare, avere il diploma di terza media, fare un corso professionale, sviluppare quel dono che ho dentro per avere una professione. Quel dono che non conoscevo e che è emerso a mano a mano che mi riappropriavo della mia vita… Chi l’avrebbe mai detto che quella bambina che viveva per strada mangiando nei cassonetti, oggi prepara cibo e torte per altri? A volte non ci credo nemmeno io, quando finisco guardo il risultato e dico “L’ho fatto proprio io questo?”
Non è facile arrivare ma tutto dipende da noi e dalle opportunità che ci danno. Io ancora sono nella mia battaglia e ho imparato che solo la morte la può fermare.
Non arrendiamoci! E sogniamo! Perché più sogniamo e più Dio ci dà la forza di realizzare. Io sognavo questo, di essere sentita e amata… Bè, amata… per questo forse devo ancora fare un po’ di strada… o forse, è arrivato e io non l’ho capito, non so… Sognavo e sogno di avere una casa, senza la paura che qualcuno ti dica “vattene via”… Ci sono tante cose di cui vorrei parlare del mio passato, ad esempio, che avrei dovuto essere più coraggiosa… ma poi penso che che quello che è successo allora, mi ha portato qui oggi e allora mi dico che è tutto al suo posto. A volte ci sono dei sacrifici che bisogna fare e ringrazio Dio, la mia religione Candomblè e gli Orisà che sono viva, che sono ancora qui. E i miei sogni da realizzare che sono ancora tanti…