L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), in collaborazione con l’ Ufficio per le Istituzioni Democratiche e per i Diritti Umani (ODIHR), ha organizzato, all’interno della 62° Commissione delle Nazioni Unite sullo Stato delle Donne (CSW), un evento collaterale intitolato #MeToo Say Survivors: Human Rights, Gender and Trafficking in Human Beings.
Dopo un anno nel quale la molestia sessuale, l’abuso e lo sfruttamento delle donne, in particolare nell’industria cinematografica, sono state sotto i riflettori, l’evento dell’OSCE si è rivelato un’opportunità per parlare del dramma delle donne trafficate sia nel contesto del movimento #MeToo, sia attraverso la lente dell’Obiettivo 5.2 sulla eliminazione della violenza contro le donne all’interno dei Sustainable Development Goals (SDG).
Le sopravvissute Autumn Burris, Mickey Meji e Shandra Woworuntu sono state al centro della conversazione accanto a rappresentanti della Coalition Against Trafficking in Women (CATW) International, Un Women, UNODC ed Equality Now. Al loro fianco sedeva Mira Sorvino, Ambasciatrice di buona volontà contro la tratta di persone per UNODC, che ha altresì avuto un ruolo determinante nell’avvio e nel conseguente sviluppo dei movimenti #MeToo e #TimesUp.

#MeToo
Nonostante sia stato associato all’abuso sessuale nell’industria del cinema, e più in generale sul luogo di lavoro, il movimento si è costituito per garantire alle sopravvissute che non sono sole nel loro percorso.

Due sopravvissute, Autumn Burris e Shandra Woworuntu, intervenute all’evento, hanno elogiato l’impatto che il #MeToo ha avuto tanto nell’accrescere la nostra consapevolezza dell’esistenza di una diffusa violenza contro le donne, quanto nel dare alle vittime la forza di esprimersi e condividere la loro speranza.
La descrizione, da parte di Burris, della prostituzione come un “#MeToo sotto steroidi”, ossia la prostituzione intesa come una violenza continua perpetrata ai danni delle donne, centra la gravità della situazione.
Il movimento #MeToo ha incoraggiato Mickey Meji, sopravvissuta sudafricana, a parlare pubblicamente per la prima volta della sua esperienza di abusi che ha subito durante la sua infanzia. Il movimento le ha dato il coraggio di esprimersi, non solo per parlare con altre sopravvissute, ma anche per tentare di far sì che la stessa cosa non accadesse ad altre donne e ragazze oggi e in futuro.
Woworuntu ha offerto una straziante descrizione della sua traumatica esperienza di tratta e prostituzione: “[i trafficanti e i compratori di sesso] mi hanno tolto la dignità e la libertà – non sono stata trattata come un essere umano, ma come una bambola di pezza con la quale potevano fare qualsiasi cosa volessero semplicemente perché mi avevano pagata. Da 120 a 350 dollari ogni 45 minuti? Non sono un prodotto, non sono merce in vendita. Sono un essere umano”. Ha anche parlato della difficoltà di trovare qualcuno che le credesse dopo la sua decisione di uscire da quella condizione e di come sia necessario estendere il movimento #MeToo anche al di fuori del luogo di lavoro per dare alle donne la forza di parlare liberamente delle loro esperienze ed incoraggiare altre ad ascoltarle.
Woworuntu e Sorvino, visibilmente commosse dalle storie delle altre sopravvissute, hanno entrambe espresso la necessità che il movimento #MeToo includa anche la tratta a fini sessuali, lo sfruttamento e la prostituzione tra le violazioni principali, che sono un chiaro esempio di cosa il movimento cerca di mettere in luce.

#MeToo è riuscito ad intercettare la rabbia che le donne, fin dalla notte dei tempi, hanno sofferto a causa dell’abuso subito per mano degli uomini. Durante l’evento, in tutti i discorsi era chiara l’impressione che fosse stato raggiunto un punto critico per il quale le donne non sono più disposte a tollerare di essere trattate come oggetti.

Sorvino ha rappresentato l’approccio abolizionista alla prostituzione e ha supportato il Modello Nordico, sostenendo che “c’è sempre uno sbilanciamento di potere nella prostituzione, che non è mai una scelta fatta su più possibilità a disposizione”.

La Domanda di Prostituzione
Un tema chiave dell’evento è stato quello di focalizzarsi non solo sugli effetti della prostituzione e di altre forme di violenza di genere, ma anche sulla questione della domanda relativa al commercio sessuale, poiché la tratta per fini sessuali è parte di un’industria multi-miliardaria. Tale business, come ha sottolineato Yasmeen Hassan, la Direttrice di Equality Now, è ciò che rende la prostituzione un problema molto diverso dalla violenza domestica, perciò, è necessario abbattere la domanda, che è radicata nella disuguaglianza di genere. Sorvino ha anche citato il successo del Modello Nordico in questo ambito, affermando che la maggioranza delle persone in Svezia oggi considera inconcepibile pagare per avere sesso. La società deve educare i ragazzi a comprendere che non possono trattare qualsiasi essere umano come un prodotto, avvicinandosi così all’obiettivo dell’uguaglianza di genere e, come conseguenza diretta, all’abolizione di sesso a pagamento.
Ingibjorg Gisladottir, Direttrice dell’OSCE, e la dott.ssa Purna Sen, Direttrice Generale di UN Women, hanno lasciato l’evento senza alcun dubbio sull’esistenza della disuguaglianza di genere e del radicamento degli stereotipi di genere, che sono una delle cause fondamentali della domanda di sesso a pagamento nella nostra società.

“Gli sforzi per la prevenzione devono essere rivolti contro la discriminazione di genere, la povertà di genere, la mancanza di opportunità lavorative valide, la mancanza di controllo sulle risorse finanziarie, la disparità di accesso nell’istruzione, le leggi discriminatorie su lavoro e migrazione, le modalità di migrazione non sicure [e] sfortunatamente la lista continua; le manifestazioni della disuguaglianza di genere sono troppe. Il nostro lavoro è rivolto alla violenza di genere e a quella contro le donne, e contro una cultura che tollera tali forme di abuso”.

Dr. Purna Sen

Obiettivo 5.2 SDG
Gli Obiettivi sullo Sviluppo Sostenibile sono stati elaborati per farci da guida e, l’obiettivo 5 in particolare, è relativo all’uguaglianza di genere. Il punto 5.2 esorta gli stati membri ad eliminare qualsiasi forma di violenza contro donne e ragazze, inclusi la tratta e lo sfruttamento sessuale. Autumn Burris, membro di Space International, ha espresso la sua posizione per cui la prostituzione stessa costituisce una forma di violenza, una violazione dei diritti umani intrinsecamente degradante, che nega il diritto ad un trattamento libero ed equo come garantito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.
Questo è un punto di vista pienamente condiviso da IROKO; da ciò consegue, come ha sottolineato anche Burris, che nel momento in cui l’obiettivo 5.2 sia pienamente raggiunto, diventa “indispensabile eliminare tutte le forme di prostituzione”.
Nel fare ciò, è necessario tener conto che ad ora la nostra società offre delle pratiche legali che incoraggiano e favoriscono il commercio di sesso.
Burris, parlando a proposito della sua esperienza, ha evidenziato come lo spogliarello sia un esempio di attività legale, normalizzata nella nostra società, ma che può essere una porta aperta verso la prostituzione.

Taina Bien-Aimé, Direttrice di CATW, ha ribadito l’importanza del ruolo delle sopravvissute in questa lotta e ha ricordato che non c’è nulla di nuovo nello sfruttamento sessuale e nella violenza. Ha citato l’espressione “schiavitù moderna”, spesso usata dai media nell’ambito della tratta per fini sessuali, ma “non c’è nulla di nuovo riguardo alla violenza sessuale dell’uomo sulle donne”.

Un messaggio di speranza
Yasmeen Hassan ha donato all’evento una speranza per il futuro, ricordandoci che possiamo guardare nella storia per trovare esempi di grandi cambiamenti avvenuti in periodi relativamente brevi, come la fine della fasciatura dei piedi in Cina nell’arco di una sola generazione.

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